giovedì 29 marzo 2018

Giovedì Santo: "Per voi" - "Con me"

Ultima cena, Ulisse Sartini - Cattedrale di Piacenza

“È giunta l’ora”. Gesù siede alla mensa con i suoi discepoli e lava loro i piedi.
In questi giorni santi abbiamo constatato che, da noi, non possiamo dare la vita, ma in realtà, attraverso la Pasqua, entriamo nella vita del Signore.
Tutta la nostra vita è questo passaggio dal “per voi” di Gesù sull’altare al “con me” della lavanda dei piedi.
Nell’ultima cena Gesù dice che questo è il mio corpo e il mio sangue dato “per voi”.
C’è l’offerta della sua vita e poi c’è il rendere partecipi di questa vita. Quando prende l’asciugatoio, se lo cinge, e si mette ai piedi dei discepoli, Pietro capisce l’intenzione di Cristo e dice: “Tu non mi laverai mai i piedi!” La risposta è molto precisa: “Se non ti laverò non avrai parte con me”.
Pietro, i discepoli e tutti noi dobbiamo sempre passare dalla resistenza alla resa. Infatti quando non riusciamo a capire ci opponiamo. Pietro non aveva compreso il gesto grandissimo di Gesù, ha capito però che, se non glielo permetteva, non poteva avere parte con lui. Non voleva perdere il rapporto, la relazione, l’amicizia, l’amore di Gesù, per questo dice: “Lavami tutto, anche il capo”.
Nella nostra vita, nel matrimonio, nella vita consacrata, affermiamo di dare la vita, ma ci accorgiamo che spesso non ne siamo capaci. Si va avanti per grazia di Dio… Si sta insieme perché nonostante le difficoltà, le differenze, gli ostacoli, le incomprensioni ci accorgiamo che non possiamo fare a meno dell’altro perché in fondo lo amiamo.
La domanda di oggi, Giovedì santo, è: “Voglio stare con il mio Signore?”
Si tratta di affermare che Cristo è sempre il mio punto di riferimento, anche nella confusione e nello smarrimento che avvertiamo nella storia.
Desidero che Gesù Cristo sia il Signore della mia vita? Se è così in questa celebrazione rinnoviamo la nostra fiducia, rinnoviamo il nostro essere con Lui, ma non perché siamo più bravi, perché abbiamo capito di più, ma solo perché  senza di Lui non possiamo stare.
Questo basterà, giorno dopo giorno, per avere la grazia necessaria per ricominciare sempre.
Signore io non ho capito, ma rimetto la mia vita nelle tue mani. Signore non ho compreso, vengo meno, però mi fido del tuo atto d’amore, dove tu mi prendi dentro alla tua Pasqua
Sei tu che prendi i miei piedi e li metti nel catino per lavarli. Il catino è la Chiesa, ed è qui che continuerò ad averti: nell’Eucaristia, nella Parola, nella riconciliazione, nei fratelli… Finché ci sarà un tabernacolo sulla terra Tu non verrai meno, perché nell’Eucaristia, tu sei con me. Amen

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